La Riserva Naturale di Tor Caldara (Anzio, Lazio)

 

_DSC2868-copia

Si percepisce un’atmosfera di pace e serenità appena varcato il cancello di ingresso della Riserva Naturale di Tor Caldara.

Ci accoglie una fontana in blocchi di tufo, dove l’acqua fresca sgorga da un mascherone raffigurante un cinghiale che, probabilmente, è lì ad indicare parte della fauna, eterogenea, che vive all’interno della riserva (15 specie di mammiferi, 9 di rettili, 6 di anfibi, 70 di uccelli e moltissimi invertebrati).

Il silenzio ci avvolge fin dai primi passi sul sentiero. Quest’ultimo, delimitato da una staccionata, è perpendicolare al mare. Lungo il percorso si trovano dei punti di sosta, indicati con numeri arabi, dove poter ammirare le bellezze naturali circostanti.

I nostri piedi calpestano un tappeto di foglie, mentre lo sguardo si perde attraverso il fitto labirinto di querce sempreverdi, costituite per la maggio parte da leccio e sughera.

I fitti rami e le loro chiome impediscono la penetrazione della luce, soprattutto nella prima parte del sentiero. Non si ha, altresì, la percezione della grandezza della riserva, vista la fitta boscaglia, ma stiamo calpestando un terreno di 44 ettari posto sul litorale a sud di Roma, nel comune di Anzio. Il bosco, infatti, è quel che rimane, dopo una lunga battaglia civile, iniziata negli anni ’70, per strappare il territorio alla cementificazione selvaggia, di una più ampia foresta (di oltre 10.000 ettari!!!) che si estendeva dalle pendici dei Colli Albani ed il mare. Oggi per fortuna il bosco è tutelato, essendo all’interno di una riserva naturale istituita nel 1988.

Proseguiamo il nostro cammino fermandoci di volta in volta per ammirare, stupefatti, quest’oasi di tranquillità. In questo luogo, più che in altri, si comprende come la terra sia viva ed in continuo movimento: la risalita di gas, tra cui quelli sulfurei dal tipico odore di uovo marcio, pervadono l’aria e testimoniano il vulcanismo dei Colli Albani, accompagnandoci nella nostra visita.

Un sentiero sulla destra ci porta ad un belvedere dove possiamo ammirare la Cava Antica, una delle aree per l’estrazione a cielo aperto dello zolfo, donata agli imprenditori dalla Camera Apostolica, proprietaria del territorio di Anzio-Nettuno. Lo sfruttamento avvenne a partire dal ‘500 fino alla prima metà dell’800. Forni, chiamati carcare, erano ricavati direttamente nel terreno. In questi il minerale veniva messo a bollire sia in terra sia in recipienti ceramici, caldane, collegati tra loro da una cannula. In questo modo si otteneva la separazione tra lo zolfo e la roccia grezza (ganga). Il minerale confluiva nel secondo recipiente formando un pane, che poi veniva lavorato a Roma presso Castel Sant’Angelo, per essere impiegato nell’industria bellica, nella preparazione di medicinali e per tinture tessili tra cui il noto rosso cardinalizio delle vesti ecclesiastiche.

Solfatara Piccola (Cava Antica)

Solfatara Piccola (Cava Antica)

Man mano che si procede verso il mare l’orizzonte si apre, folate di un vento forte ma non fastidioso e tantomeno freddo, a dispetto della stagione, ci accompagna lungo il cammino e la vegetazione si dirada.

Arriviamo alla zona delle Dune Antiche e della Falesia. Lo scenario si apre di fronte a noi in maniera graduale e quasi inaspettata. Queste dune, risalenti alle più antiche ere geologiche, hanno conservato tracce molto antiche della presenza dell’uomo nell’area: sono stati ritrovati, infatti, numerosi manufatti preistorici in selce. Sulla loro sommità, altresì, si possono osservare dei fori di medio diametro scavati dal gruccione, un uccello che si nutre delle vespe che qui fanno il nido.

Non me ne vorrei andare via da qui, continuo a scattar foto nella speranza di lasciar impresse le suggestioni provate: i colori che vanno dal giallo degli affioramenti dello zolfo, alle varie gradazioni di grigio delle sabbie, mi riempiono gli occhi. Questo scenario mi riporta alla mente come doveva essere la Terra milioni di anni fa ed è per questo, probabilmente, che un’attrazione, quasi atavica, risiede sempre in me al cospetto di questi luoghi selvaggi, dove la natura ha resistito al passaggio del tempo.

Zona delle Dune Antiche e della Falesia

Zona delle Dune Antiche e della Falesia

Attraverso una scala in legno ci dirigiamo verso Tor Caldara o Torre delle Caldane, posta su un promontorio punteggiato dalla macchia mediterranea.

Tor Caldara

Tor Caldara

Questa, eretta da Marc’Antonio Colonna tra il 1560 ed il 1565 in difesa di questo tratto di mare dalle incursioni dei pirati nord-africani, diede il nome alla riserva. All’interno vi era un cannone in grado di sparare palle con un peso di quattro libre (quasi 2 kg). Sull’edificio si possono ancora osservare i segni delle cannonate risalenti alle guerre napoleoniche. Tra questa e il mare vi sono i resti di una villa romana di età imperiale, i cui materiali servirono nella costruzione della medesima torre che vi si imposta, in parte, sopra. E’ desolante notare come anche questo rinvenimento archeologico sia lasciato all’incuria e al totale abbandono. Preda della vegetazione, è in uno stato di degrado tale da non render evidente, se non in minima parte, la pianta complessiva. Sul promontorio ci si può render conto, inoltre, della cementificazione selvaggia che ha colpito la costa laziale. Infatti, sia verso Anzio che verso Torvaianica, lo sguardo si imbatte in parecchi edifici costruiti troppo a ridosso della bellissima ed ampia spiaggia.

Villa romana di età imperiale

Villa romana di età imperiale

Riprendiamo il sentiero che ci porta ad osservare da vicino delle sughere dal tronco storto, plasmato dai venti provenienti da nord-ovest.

Sughere dal tronco storto

Sughere dal tronco storto

E’ la volta poi del laghetto sulfureo, creato negli anni ’80 nell’ambito di un progetto di riqualificazione sul luogo di un antico bacino di decantazione per le attività minerarie, che attraversiamo con un ponte di legno.

Laghetto sulfureo

Laghetto sulfureo

A testimonianza ulteriore dell’ampio arco cronologico in cui la riserva è stata frequentata, percorriamo un tratto di sentiero impostato sull’antico canale di scolo, relativo al campo base delle truppe britanniche nella seconda guerra mondiale, sui cui lati si aprono trincee della stessa epoca.

Trincea della seconda guerra mondiale

Trincea della seconda guerra mondiale

Album con foto 1, 2, 3, 4.

L’avventura continua….seguici su Viaggiare è, per sua forma esistere.

Curiosità

All’interno della riserva sono stati girati numerosi film nel dopoguerra, il più famoso fu Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini.

Informazioni Utili

L’entrata alla riserva è gratuita.

La riserva è aperta al pubblico nei giorni di giovedì, sabato e domenica dalle 9 alle 16.30 (orario invernale) e dalle 9,00 alle 18,00 (orario estivo).

Questo è il sito internet.

Come Arrivare

In macchina: l’ingresso della riserva è posto al km 34,400 della strada statale 601, litoranea Ostia-Anzio (tra Lavinio ed Anzio).

In autobus: tramite le autolinee COTRAL che percorrono la litoranea Ostia-Anzio.

In treno: linea ferroviaria Roma-Nettuno, stazione Villa Claudia a circa 2 km di distanza.

Voci precedenti più vecchie Prossimi Articoli più recenti

Statistiche del blog

  • 107.098 hits

Libri Per Viaggiare

Inserisci il tuo indirizzo email per seguire questo blog e ricevere notifiche di nuovi messaggi via e-mail.

Unisciti a 3.816 altri iscritti