In località Casaccia, a poca distanza da Avigliano Umbro, venne alla luce alla fine degli anni ’70, all’interno di una cava d’argilla destinata alla fabbricazione di mattoni per l’edilizia, la Foresta Fossile di Dunarobba. Al di là del moderno ritrovamento, già nel XVII secolo erano noti nell’area legni affini la cui particolarità incuriosì Ferdinando Cesi e Francesco Stelluti (rispettivamente fondatore e socio dell’Accademia dei Lincei). Quest’ultimo scrisse nel 1637 un “Trattato del legno fossile minerale nuovamente scoperto nel quale brevemente si accenna la varia e mutabil natura di detto Legno, rappresentandovi con alcune figure, che mostrano il luogo dove nasce, la diversità dell’onde, che in esso si vedono, e le sue così varie, e meravigliose forme”. In quell’epoca tali reperti erano chiamati metallofiti cioè a metà tra le piante e i metalli, sottolineando di fatto quanta strada dovevano ancora fare i moderni studi scientifici.
I resti visibili dei grandi tronchi costituiscono un’eccezionale testimonianza della vegetazione esistente in questa parte dell’Italia centrale fra circa 3 e 2 milioni di anni fa. Siamo, infatti, fra la fine del Pliocene medio ed il superiore, quando fra i Monti Amerini ed i Martani si estendeva un vasto lago cui è stato dato il nome di Lago Tiberino. Attorno alle sue sponde, e probabilmente anche lungo le pendici dei rilievi montuosi, si sviluppava una rigogliosa foresta in un clima temperato caldo-umido. La specie arborea dominante era rappresentata da una grande conifera della famiglia delle Taxodiacee. Si trattava di alberi imponenti che superavano i 30,00 m di altezza.
I tronchi superstiti sono 65 di cui 45 ben visibili; sono di varie dimensioni: i diametri sono compresi tra 1,10 e 3,70 m; l’esemplare più alto raggiunge gli 8,00 m di altezza. Sono particolari per due ragioni: sono rimasti in posizione verticale; il legno è solo parzialmente fossile, malgrado la notevole antichità dei tronchi. La mancata fossilizzazione è dovuta al rapido seppellimento dei tronchi da parte dei sedimenti argillosi impermeabili che isolarono i resti vegetali, impedendo il lento e capillare processo di mineralizzazione, durante una crisi climatica ed il conseguente svuotamento del lago. Le attuali coperture hanno lo scopo di contrastare il disfacimento del legno da parte degli agenti atmosferici.
Il biglietto di entrata ha un costo di 5,00 euro a persona ed include la visita con una guida specializzata. Vi è anche un sito internet dove potete trovare informazioni utili.
L’avventura continua….seguici su Viaggiare è, per sua forma, esistere.
Anna
Ago 20, 2015 @ 09:57:46
Grazie ancora per questa chicca, felice d’aver “incontrato” il tuo blog, ti seguirò anche in futuro!
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francescacolantoni
Ago 20, 2015 @ 10:18:25
Ciao Anna sono contenta di averti quì…..è un piacere!!!!! Anche io il tuo considerando che offre notevoli spunti in campo artistico e non solo
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